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D2

  • 23 set 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 24 set 2024

Lo abbiamo scoperto a nostre spese durante lo sviluppo del nostro primo film.


Che si tratti di giovani registi o autori affermati, il percorso può essere a volte tortuoso, altre volte più agevole. Alcuni film riescono a ottenere il sostegno di tutti: registi, produttori, commissioni ministeriali e attori. Altri, invece, sembrano sostenuti solo da pochi, magari dal regista, dal produttore o da un attore protagonista.


Ma attenzione: i film che raccolgono consenso unanime non sempre trovano il favore del pubblico, dei festival o della critica. Non c’è alcuna garanzia.


Prendiamo ad esempio Vermiglio, secondo film di Maura Delpero, vincitore del Leone d’Argento a Venezia 81 e attualmente decimo al box office italiano con sole 25 sale disponibili.



 Locandina del film Vermgilio di Maura Delpero
Vermiglio di Maura Delpero, Leone D'argento Venezia 81


Questo film è un case study perfetto. Vermiglio era presente al Financing Gap di Venezia 2023, un forum dedicato ai progetti con un gap finanziario inferiore al 30%. La produzione principale era affidata a Cinedora srl (di cui la regista stessa fa parte), con coproduzioni di Charades e Versus Production, e il sostegno di Rai Cinema, IDM Sud-Tyrol Film Fund, MIC, Trentino Film Fund, Lucky Red, CNC Cinéma du Monde, Région Île-de-France, Panama Distribution e FWB.


Non sappiamo esattamente come la regista abbia completato il budget per realizzare il film, ma possiamo intuire qualcosa dalle sue parole durante la ricezione del Leone d’Argento:


"Senza i fondi pubblici, il film avrebbe dovuto tradire se stesso. Non avrebbe potuto essere girato in dialetto, perché il dialetto fa tanto paura al botteghino, ma sarebbe stato filologicamente scorretto. Non avrebbe avuto la sua musica, e io non avrei potuto scegliere ogni volto come ho fatto, per permettere allo spettatore di viaggiare nel tempo e nello spazio. Avrei dovuto optare per star più commerciali, che però non avrebbero avuto i volti giusti. Non avrei potuto rispettare i silenzi e i tempi della montagna, che erano essenziali per questo film..."


Per chi volesse guardare il video completo del discorso:




Queste dichiarazioni dimostrano quanto i fondi pubblici, i festival, i mercati e i forum di coproduzione siano oggi fondamentali per favorire lo scambio di idee e sostenere film coraggiosi e non omologati (di cui abbiamo disperatamente bisogno). Sono essenziali per garantire la libertà creativa degli autori, consentendo loro di realizzare film come vere opere d’arte. E, alla fine, qualità e arte trovano sempre il loro pubblico.


"Lo dico perché è importante continuare a fomentare il dialogo tra chi fa cinema indipendente e le istituzioni. Bisogna continuare a difendere la cinematografia, difendere la bellezza." conclude Maura Delpero.


Pertanto, per difendere la bellezza e la cinematografia , ci auguriamo innanzitutto che il governo assicuri alle produzioni incentivi e misure legislative che favoriscano il settore, e che film come Vermiglio – così come avvenuto in passato per opere come La chimera di Alice Rohrwacher - possano essere proiettati in sempre più sale, raggiungendo un pubblico più ampio.


Quindi, tornando alla domanda iniziale: quanto è difficile fare un film in Italia?


La risposta? Non è quantificabile.


Ogni film segue il proprio percorso. Noi stiamo percorrendo il nostro. Attualmente, abbiamo ricevuto un contributo di sviluppo dalla Film Commission Regione Campania, che è stato fondamentale per finalizzare e approfondire la sceneggiatura, effettuare i casting e scegliere giovani talenti, affiancandoli ad attori esperti per dare spessore alla recitazione e rendere il film più commerciale. Siamo stati selezionati per partecipare a mercati e forum di coproduzione. Ora attendiamo l’esito delle richieste per i bandi di produzione della FCRC e dei contributi selettivi alle opere prime del MIC. Ci impegneremo al massimo affinché il progetto trovi i finanziamenti necessari per essere realizzato al meglio delle sue possibilità.


Per concludere, l'altro giorno guardavo la serie Miyazaki:10 anni di magia in onda su Sky Arte per chi volesse recuperarla. Al termine della proiezione dell'opera prima di suo figlio Gorō, il maestro giapponese all'uscita della sala appare contrariato. Una volta tornato a casa rivela il perché parlandone con sua moglie.


"Uno non dovrebbe fare un'opera prima così" dibatte mentre prepara il caffè "ogni volta che si fa un film, uno dovrebbe voler cambiare il mondo...anche se poi non cambia nulla".


  • 8 set 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

di Stefano Russo


La 81ª edizione del Festival di Venezia ha messo in evidenza alcune questioni fondamentali che riguardano il futuro del cinema indipendente, sia italiano che internazionale. In un panorama cinematografico sempre più dominato da grandi produzioni e logiche di mercato, la domanda che sorge spontanea è: c'è ancora spazio per l'indipendenza creativa? E in che modo i cineasti di oggi possono esprimere la propria voce senza essere schiacciati dalle dinamiche commerciali?


The Brutalist, Brady Corbet, Adrien Brody, Felicity Jones
Adrien Brody e Felicity Jones in The Brutalist di Brady Corbet


Venezia ha visto prevalere, nelle ultime edizioni, una tendenza crescente verso opere che cercano di mediare tra il desiderio di innovazione e la sicurezza di un ritorno commerciale. Le piccole produzioni, un tempo fonte di idee fresche e coraggiose, sono sempre più rare. Per realizzare un film oggi è quasi obbligatorio ottenere il supporto di numerose produzioni, che portano esigenze e aspettative diverse. Gli autori, per vedere realizzato il proprio progetto, devono fare i conti con questo sistema, spesso traducendosi in un atteggiamento di autocensura. Di fronte al rischio di non ottenere finanziamenti o distribuzione, i registi e gli sceneggiatori preferiscono scegliere la strada più sicura, adattandosi a ciò che viene richiesto piuttosto che seguire il proprio istinto creativo.


Ma quali sono le conseguenze di questo compromesso? Le idee innovative e provocatorie rischiano di rimanere nel cassetto, in favore di storie più convenzionali e meno rischiose. Se un tempo il cinema indipendente era sinonimo di sperimentazione, oggi sembra che l'industria stia orientando tutto verso una standardizzazione dei contenuti. Un'altra dinamica preoccupante riguarda la scelta degli attori. In un panorama cinematografico dove il successo commerciale è prioritario, si tende a privilegiare volti noti, capaci di attirare il pubblico, limitando così l’opportunità di vedere emergere attori talentuosi ma sconosciuti.


Un uomo legge il giornale, Daniel Craig, Queer, Luca Guadagnino
Daniel Craig in Queer di Luca Guadagnino

Questi interrogativi sollevano dubbi importanti sul futuro del cinema. L’equilibrio tra libertà creativa e logiche di mercato sembra essersi inclinato verso quest’ultimo. Eppure, il pubblico stesso potrebbe desiderare qualcosa di diverso. Abbiamo davvero bisogno solo di prodotti confezionati per essere sicuri o, al contrario, potremmo essere disposti ad accogliere film più audaci, anche se meno prevedibili? Forse il punto di svolta sarà proprio una nuova consapevolezza da parte di chi guarda. Se il pubblico comincerà a chiedere storie diverse e voci nuove, anche l’industria potrebbe essere costretta a cambiare rotta.


Di Stefano Russo

Regista e Sceneggiatore

  • 4 ago 2024
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 10 ago 2024


Mostra del Cinema di Venezia 2024

D4FILM is pleased to announce its participation in the 81st Venice International Film Festival.


This prestigious event will offer us the opportunity to meet market stakeholders, analyze trends in international cinema, and present our upcoming projects in production.


We are excited to share this experience and contribute to the dialogue on the future of cinema.

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