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Venezia 81 : Il futuro del cinema indipendente.

di Stefano Russo


La 81ª edizione del Festival di Venezia ha messo in evidenza alcune questioni fondamentali che riguardano il futuro del cinema indipendente, sia italiano che internazionale. In un panorama cinematografico sempre più dominato da grandi produzioni e logiche di mercato, la domanda che sorge spontanea è: c'è ancora spazio per l'indipendenza creativa? E in che modo i cineasti di oggi possono esprimere la propria voce senza essere schiacciati dalle dinamiche commerciali?


The Brutalist, Brady Corbet, Adrien Brody, Felicity Jones
Adrien Brody e Felicity Jones in The Brutalist di Brady Corbet


Venezia ha visto prevalere, nelle ultime edizioni, una tendenza crescente verso opere che cercano di mediare tra il desiderio di innovazione e la sicurezza di un ritorno commerciale. Le piccole produzioni, un tempo fonte di idee fresche e coraggiose, sono sempre più rare. Per realizzare un film oggi è quasi obbligatorio ottenere il supporto di numerose produzioni, che portano esigenze e aspettative diverse. Gli autori, per vedere realizzato il proprio progetto, devono fare i conti con questo sistema, spesso traducendosi in un atteggiamento di autocensura. Di fronte al rischio di non ottenere finanziamenti o distribuzione, i registi e gli sceneggiatori preferiscono scegliere la strada più sicura, adattandosi a ciò che viene richiesto piuttosto che seguire il proprio istinto creativo.


Ma quali sono le conseguenze di questo compromesso? Le idee innovative e provocatorie rischiano di rimanere nel cassetto, in favore di storie più convenzionali e meno rischiose. Se un tempo il cinema indipendente era sinonimo di sperimentazione, oggi sembra che l'industria stia orientando tutto verso una standardizzazione dei contenuti. Un'altra dinamica preoccupante riguarda la scelta degli attori. In un panorama cinematografico dove il successo commerciale è prioritario, si tende a privilegiare volti noti, capaci di attirare il pubblico, limitando così l’opportunità di vedere emergere attori talentuosi ma sconosciuti.


Un uomo legge il giornale, Daniel Craig, Queer, Luca Guadagnino
Daniel Craig in Queer di Luca Guadagnino

Questi interrogativi sollevano dubbi importanti sul futuro del cinema. L’equilibrio tra libertà creativa e logiche di mercato sembra essersi inclinato verso quest’ultimo. Eppure, il pubblico stesso potrebbe desiderare qualcosa di diverso. Abbiamo davvero bisogno solo di prodotti confezionati per essere sicuri o, al contrario, potremmo essere disposti ad accogliere film più audaci, anche se meno prevedibili? Forse il punto di svolta sarà proprio una nuova consapevolezza da parte di chi guarda. Se il pubblico comincerà a chiedere storie diverse e voci nuove, anche l’industria potrebbe essere costretta a cambiare rotta.


Di Stefano Russo

Regista e Sceneggiatore

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